La mente mente (ma non lo fa apposta)
- Flavio Serafin
- 24 lug 2022
- Tempo di lettura: 2 min

Un comportamento piuttosto frequente da parte del coachee nelle sessioni di coaching è quello descritto dall'affermazione La mente mente.
Sotto certi aspetti potremmo annoverare tra le attività del Coach quella dell'investigazione, dell’individuazione di comportamenti o scelte del Coachee che non corrispondono a ciò che desidera veramente, agli obiettivi definiti.
Ogni segnale, ogni parola, il linguaggio del corpo, forniscono infatti costanti indizi che permettono di esplorare e distinguere i comportamenti disfunzionali da quelli generativi.
L'ascolto attivo del Coach, ovvero la capacità di individuare i segnali del Coachee che possono comunicare qualcosa di significativo ai fini del percorso avviato, è una competenza fondamentale che permette di supportarlo nell’unire i puntini.
“Me la racconto per fare la scelta meno scomoda o per rispondere a un mio bisogno profondo e nascosto"
Mi piace riferirmi ad Einstein ricordando che la mente è sempre particolarmente efficace nel generare riflessioni che sembrano rispondere alla logica mentre stanno difendendo un’emozione, una paura, una convinzione.
Ho visto attuare scelte impeccabili per logica e rispondenti a bisogni inconsapevoli disfunzionali, come fallire su ciò che rappresenta un valore.
Così come ho visto far proprie convinzioni limitanti ereditate da una clan o dall’ambiente con cui siamo soliti interagire.
“Il lavoro giusto”, la “posizione socialmente accettata e ben vista”, direzioni socialmente validate e dunque rassicuranti.
Il cervello non solo è un devoto servitore, ma anche un buon contabile nel considerare la distribuzione tra costi-benefici apparentemente più vantaggiosa.
Ma vantaggiosa rispetto a chi? A che cosa?
Lo sarà per sempre?
Quali saranno le conseguenze sul lungo termine?
Quanto sono disposto/a a sostenerle?
Quale impatto reale avranno sulla mia vita?
Anche in questo caso lo spazio lasciato a influenze esterne risponde a un bisogno interiore non compreso o elaborato.
In quale misura la nostra capacità di scegliere o decidere viene inficiata dal bisogno di venire accettati o amati?
Il prezzo da pagare è la frattura, la disconnessione da ciò che siamo veramente e dalla nostra natura che aspetta di essere accolta, compresa e ascoltata, in primo luogo da noi stessi.
Qual è il percorso di vita che davvero ci corrisponde e a cui ci sentiamo allineati?
Diventare alleati di stessi attraverso la consapevolezza è una via possibile che conduce all’esplorazione di scelte rispettose in termini ecologici.
L'intuito, le emozioni di cui siamo consapevoli, i valori profondi, la nostra "pancia" (che è ormai provato essere un secondo cervello) sono tutti espressioni di quella parte profonda, di quella forma speciale di contatto con qualcosa a noi sconosciuto e che allo stesso tempo intimamente ci appartiene.
Istinto, anima, spiritualità. Louise Hay madre del pensiero positivo lo chiama "profondo Sé". Per farlo emergere è necessario distinguere e allontanare sovrastrutture e schemi assimilati nell'infanzia e non più funzionali.
Se il cervello è un servitore e se la mente intuitiva è un dono sacro, probabilmente diventa importante indagarla per comprenderla, abbracciarla per farla emergere.
Trovare l'alleato è soprattutto questo.
Anche la tua mente mente?
Ti piacerebbe unire i puntini per dare il via al cambiamento a partire da ora?
Parliamone insieme
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